a cura di Felicia Lamonaca
L'arte
dell'intreccio ha origini antiche e con il passare degli anni diventa
sempre più patrimonio di pochi, per la mancanza di interesse
delle nuove generazioni.
Nell’isola
d’Ischia, prima della lavorazione, i materiali vegetali,
utilizzati per l’intreccio, sono sottoposti a vari
trattamenti, che, a seconda del materiale, prevedono la defoliazione,
la decorticazione, che serve a dare un colore diverso o anche il taglio
in strisce sottili.
Una volta compiuto
questo lavoro preliminare, il materiale è trattato con
vapore di zolfo, che lo libera da eventuali parassiti e li sbianca.
L’artigiano
lavora con pazienza il materiale creando cappelli, ventagli, cestini,
rivestimenti per damigiane, bottiglie, canestri, noti in dialetto
foriano come canisto, ed ancora la nassa ed il maruffo. La nassa, fino agli anni
Sessanta serviva a catturare i pesci e il maruffo a mantenerli
in vita per venderli in un secondo momento. I materiali utilizzati per
la costruzione di questi due attrezzi da pesca erano la canna, il
giunco, il lentisco, l’erica e la tamerice.
Per la domenica
delle Palme, che precede la festività pasquale, si
intrecciano tenere foglie di palma, che vengono scambiate in segno di
pace.>
Bibliografia: La scheda � stata redatta consultando il seguente testo: ROBERTA VALLARIELLO, Flora dell'isola
d'Ischia. Usi e tradizioni popolari, Lacco Ameno,
Imagaenaria, 2004, pp. 139 – 148.