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Section Artisti e intellettuali a Forio/Artisti contemporanei
di Raffaella Di Meglio

Arte contemporanea a Forio

Nel secondo dopoguerra Forio è stato un luogo di ritrovo per molti artisti sia foriani che stranieri che hanno scelto di soggiornarvi per lunghi periodi, avendo così modo di inserirsi nel tessuto sociale e di stabilire un legame anche emozionale con il territorio e con l’ambiente foriano.

La storia artistica foriana e ischitana in generale è infatti caratterizzata da due realtà che si sono incrociate e talvolta stimolate reciprocamente. Da una parte quella espressa da alcune personalità autoctone, improntata ad una particolare autonomia, libertà e originalità espressiva, ma sempre legata e influenzata dalla cultura e dal paesaggio locali: Giuseppe Patalano, meglio  noto come Bolivar, Mariolino Capuano, Luigi Coppa, Michele Petroni. Dall’altra quella rappresentata da pittori italiani, quali Aldo Pagliacci, Leonardo Cremonini, Enrico D’Assia, e stranieri, tra cui Eduard Bargheer, Lélo Fiaux, Botho Von Gamp, Rudolf Pointner, che hanno trovato nell’ambiente e nel paesaggio foriano, nei suoi colori, nella sua luce mediterranea, nei suoi monumenti-icone e nelle sue note caratteristiche (la sagoma merlata del Torrione, la singolare architettura della chiesa del Soccorso, la cupola di S. Gaetano, il porto, la dominante mole del monte Epomeo) nuove suggestioni e nuove fonti di ispirazione, specialmente negli anni Quaranta e Cinquanta, precedenti alle trasformazioni e agli stravolgimenti portati dall’industria turistica e dall’edilizia selvaggia.

L’ambiente artistico di questo periodo si è rivelato complesso e fluido, animato da molteplici presenze spesso in contatto tra di loro. Pertanto si è ritenuto opportuno adottare alcuni criteri di scelta. Oltre alla condizione oggettiva del reperimento di una documentazione sufficiente e al legame con il luogo (durata del soggiorno a Forio nel caso degli artisti non locali, nascita e lunga permanenza a Forio per i pittori locali), si è tenuto conto del grado di notorietà dell’artista, della qualità e dell’originalità del percorso artistico ed è stato stabilito un limite cronologico: si è privilegiata la stagione “storica” legata al Bar Internazionale e sono stati esclusi gli artisti nati dopo la prima metà degli anni Quaranta.

Il pittore tedesco Werner Gilles, pur avendo soggiornato prevalentemente a Sant’Angelo (comune di Serrara Fontana), è stato inserito per gli stretti legami e contatti mantenuti con la comunità foriana di artisti, data anche la vicinanza tra i due comuni, e per l’influenza che il soggiorno ischitano ha esercitato sul suo percorso artistico.

La lista di personaggi individuati comprende ancora molti altri artisti, tra i quali Carlyle Brown, Echaurren Matta, Margherita Russo, che non è stato possibile inserire per insufficienza di documentazione reperita nel corso delle ricerche. Ancora da esplorare è anche la presenza e l’attività ischitana e foriana di fotografi quali il tedesco Willy Maywald e Lisa Meyerlist, alla quale si devono molte fotografie degli artisti presenti a Forio negli anni Cinquanta (ha ritratto Auden, Bargheer, Fiaux).

Per ogni artista sono state scelte alcune opere, privilegiando quelle che raffigurano luoghi o personaggi della realtà locale; laddove non sia stato possibile rintracciarle, nel caso degli artisti stranieri sono state inserite quelle realizzate durante gli anni del soggiorno foriano.

L’obiettivo è quello di ricordare e di ricostruire quel clima internazionale e stimolante e di evidenziare l’influenza esercitata dal luogo sulla produzione degli artisti sia locali che stranieri in termini di scelte tematiche e stilistiche. Forio ne emerge quale luogo dell’anima, che acquista una sua identità attraverso lo sguardo di chi vi è nato e cresciuto e di chi l’ha scelta come seconda patria.

Artisti tedeschi a Forio

Tra le presenze straniere è significativo il caso degli artisti di nazionalità tedesca, Eduard Bargheer, Ernst Bursche, Werner Gilles, Botho Von Gamp che tra gli anni Quaranta e Cinquanta scelsero di rifugiarsi a Forio in una sorta di esilio volontario, per sfuggire al clima repressivo instaurato in Germania dall'avvento della dittatura nazista, particolarmente ostile e diffidente verso le espressioni dell'arte moderna.

Bargheer è uno dei primi personaggi a stabilirsi a Forio per un lungo periodo, diventando, insieme al poeta inglese Auden, uno dei protagonisti della stagione mondana e culturale del Bar Internazionale ed offrendo importanti stimoli anche agli artisti locali, come Coppa e Bolivar.

Si tratta di un fenomeno che coinvolse molti altri artisti (pittori, scrittori, compositori, studiosi) provenienti dalla Germania, i quali, impossibilitati ad esprimersi in patria, esclusi dall’ambiente artistico tedesco, accomunati dal rifiuto del nazionalsocialismo o costretti a fuggire in quanto ebrei, emigrarono in Italia, restandovi alcuni per brevi periodi, altri per sempre.[1]

Nella scelta dell’Italia rientravano motivazioni sia pratiche che emotive. In Italia infatti vigeva una legislazione sugli stranieri molto più favorevole e meno rigida rispetto a quella degli altri paesi europei; per favorire il turismo, il governo cercava di facilitare e incoraggiare l’ingresso ed il soggiorno degli stranieri, fino al 1938 anche degli ebrei. Inoltre l’Italia vantava una intensa e stimolante vita culturale, in cui resistevano ancora margini di libertà di espressione per l’arte moderna, nonostante il regime fascista: le opere degli artisti tedeschi potevano essere esposte nelle gallerie e spesso erano acquistate dai numerosi collezionisti italiani.

Motivi altrettanto validi che spinsero gli artisti in Italia erano la vitalità, l’ospitalità e la benevolenza degli abitanti e la bellezza del paesaggio, come emerge anche dalla testimonianza di Bargheer pubblicata nel catalogo della sua personale a Roma e a Napoli del 1972: «Quando nel 1925 venni per la prima volta in Italia, provai una piacevole sensazione di sorpresa perché qui non ero considerato una "pecora nera" come a casa. E ben presto mi riuscì di capire la gente di qui meglio dei miei compatrioti. [...] qui sono riunite tutte le bellezze della natura e dell'arte [...] Ma la vera, profonda ragione va ricercata nella vitalità degli abitanti che eccita ogni ospite sensibile».[2] Carlo Levi nella presentazione dell'artista nel catalogo della mostra del 1949 alla galleria dell'Obelisco a Roma ricorda: «Soprattutto mi piacque il modo con cui parlava di Ischia, dell'Epomeo, delle cave e delle grotte, dei pescatori e degli agresti, che dividono con loro il pane e si riposano all'ombra dei fichi; di quel mondo di poveri, di solitudine e d'incanto, dove la bizzarra capra è regina, e il mare e la terra sono pieni di presenze quotidiane. Eravamo in piena guerra, e questo giovane tedesco pensava e parlava come se la ferocia, la divisione e l'assurda follia non esistessero e non lo toccassero [...] viveva visibilmente in un mondo libero. Ischia era per lui il simbolo di questo mondo [...]»[3]

Si venne così a creare una situazione particolare, messa in evidenza da Wolfgang Henze[4], per cui l’arte moderna tedesca, a partire dal 1933 si sviluppò solo all’estero, in special modo in Italia, dove si creò uno scambio tra le esperienze tedesche e quelle italiane.

I paesi costieri e le isole dell’Italia meridionale erano mete preferite in particolare dai pittori di paesaggi, conquistati dalle luci e dai colori di queste terre. Gli acquerelli di Bargheer o di Gilles sono una eloquente espressione di questa attrazione, di questo intenso legame con il territorio ospitante. Per questi artisti il soggiorno foriano ha rappresentato dunque una nuova fase creativa.





Bibliografia: Ielasi Massimo (a cura di), con un saggio critico di Edoardo Malagoli, Artisti dell’isola d’Ischia, Napoli, Società editrice napoletana, 1982; Voigt Klaus, Henze Wolfang (a cura di), Rifugio precario. Artisti e intellettuali in Italia 1933-1945, catalogo della mostra, Milano, Palazzo della Ragione, 9 marzo-30 aprile 1995, Berlin, Akademie der Künste, 29 August-20 Oktober 1995, Milano, Mazzotta, 1995. Per i singoli artisti si rimanda alla bibliografia riportata nelle schede relative.


[1] Cfr. K. Voigt, W. Henze (a cura di), Rifugio precario. Artisti e intellettuali in Italia 1933-1945, catalogo della mostra, Milano, Palazzo della Ragione, 9 marzo-30 aprile 1995, Berlin, Akademie der Künste, 29 August-20 Oktober 1995, Milano, Mazzotta, 1995.

[2] T. Della Vecchia, La luce di Forio, in AA.VV., Maria ed il Bar Internazionale, catalogo della mostra, Ischia, Galleria delle Stampe Antiche, maggio-giugno 1988; senza numerazione di pagine.

[3] P. P. Zivelli, "Omaggio a Eduard Bargheer", La Rassegna d’Ischia, anno XX n. 4 giugno 1999, pp. 34-35.

[4] W. Henze, Pittori e scultori tedeschi in Italia, in K. Voigt, W. Henze (a cura di), Rifugio precario, op. cit., p. 93-96.

Eduard Bargheer, Paesaggio, 1952

Bolivar, Forio

Botho Von Gamp, Forio

Mariolino Capuano, Racconto senza fine, 1991

Eduard Bargheer, Bar Internazionale, 1953

Luigi Coppa, Chiesa di San Gaetano, 1949

Werner Gilles, Autunno a Ischia, 1958

Bargheer al Bar Maria, 1954. Fonte: coll. privata

Rudolf Pointner(a sinistra) e Werner Gilles al Bar Maria, 1954. Fonte: coll. privata

Coppa, Bolivar e altri artisti al Bar Maria. Fonte: G. Barbieri, Forio. Nella storia, nell?arte, nel folklore, Forio, Biblioteca G. Barbieri, 1987

Lelo Fiaux e Bolivar fotografati da Lisa Meyerlist, fine anni '50. Fonte: M. Ielasi (a cura di), Meyerlist, Ischia, Galleria delle Stampe Antiche, 1997

Bolivar con Auden ed un suo ritratto, 1953. Fonte: coll. privata

Bargheer nel suo studio a Forio fotografato da Lisa Meyerlist. Fonte: M. Ielasi (a cura di), Meyerlist, Ischia, Galleria delle Stampe Antiche, 1997

Botho von Gamp. Fonte: AA.VV., Botho Von Gamp 1894 - 1977, catalogo mostra, Forio, Galleria Del Monte, 1992

Ernst Bursche fotografato da Luigi Coppa. Fonte: L. Coppa (a cura di), Ernst Bursche, catalogo mostra, Forio, Museo del Torrione, 1986.


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