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Section Patrimonio storico artistico/Beni architettonici
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di Raffaella Di Meglio

I beni architettonici presenti sul territorio foriano, distinti in chiese, torri, palazzi e case di pietra, costituiscono un interessante complesso architettonico, che specialmente nelle chiese e nei palazzi evidenzia inconfondibili tratti mediterranei, animati da un’originale mescolanza e rielaborazione di stili diversi.

Opera di ignoti artefici, artigiani, più che architetti, e di maestranze locali, l’architettura foriana, come sottolineato da Francesco Salvati nel suo Architettura dell’isola d’Ischia del 1951, pur nella varietà di soluzioni e di funzioni, si distingue per alcuni tratti ricorrenti, a cominciare dal tipo di materiale da costruzione utilizzato, materiali vulcanici locali, come il tufo, il lapillo, i più economici e i più semplici da procurarsi. Volte, archi, porticati, cortili interni sono i termini tipici di questo linguaggio architettonico locale, colto e popolare, semplice e stravagante, lineare e irregolare allo stesso tempo. I colori vivaci, rosso mattone, rosa, giallo ocra, o il bianco luminoso si armonizzano con il paesaggio circostante.

Le schede del Catalogo sono modellate sugli standard catalografici adottati dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) per le schede A (Architettura). Rispetto a quelle adottate dalle Soprintendenze, le schede del Catalogo sono state naturalmente adattate e semplificate (molte informazioni sono state ad esempio accorpate in macrocampi, quali "Notizie storico-critiche" e "Descrizione"), al fine di evitare un'eccessiva frammentazione e dispersione dei dati e di renderne la lettura accessibile anche ad un pubblico di non specialisti.

Ogni scheda è corredata da fotografie recenti e a colori sia della struttura esterna sia, laddove sia stato possibile realizzarne la riproduzione, dell’interno. Nel caso di Palazzo Piromallo, non aperto al pubblico, o della Cappella Rosa, entrambi beni non catalogati dalla Soprintendenza, si tratta di documentazione inedita. Talvolta l'apparato iconografico comprende anche le piante dell’edificio e immagini fotografiche in bianco e nero (riproduzioni di fotografie o di cartoline, disegni) risalenti ad un arco temporale compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del secolo scorso. Tale documentazione consente di monitorare lo stato del bene stesso e del suo contesto territoriale attraverso i mutamenti avvenuti nel corso degli anni, confrontando immagini appartenenti ad epoche diverse. 


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